Direttiva UE 2024/1760 CSDDD
Corporate Sustainability Due Diligence Directive
Dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità
Il 5 luglio 2024 è stata pubblicata, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, la Direttiva UE 2024/1760 (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CS3D o CSDDD) relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità e che modifica la direttiva UE 2019/1937 e il regolamento Ue 2023/2859. La Direttiva CSDDD ha come destinatari le grandi imprese che abbiano occupato in media oltre 1000 dipendenti e abbiano realizzato un fatturato netto a livello mondiale superiore a 450 milioni di euro nell’ultimo esercizio e le imprese extra-UE che, a prescindere dal numero di lavoratori impiegati, abbiano realizzato detto fatturato nell’Unione Europea nel penultimo esercizio. La Direttiva, però si applica anche alle società capogruppo di un gruppo che abbia concluso accordi di franchising con società terze indipendenti che abbiano un fatturato netto globale superiore a 80 milioni di euro nell’ultimo esercizio; a società (UE o extra UE) che, pur non raggiungendo tali soglie, siano capogruppo di un gruppo; anche le piccole e medie imprese (PMI) possono essere coinvolte nei processi di due diligence all’interno delle catene di fornitura delle grandi aziende, ad esempio come fornitori o clienti. Saranno le grandi aziende a supportare le PMI con cui collaborano, quando si presentano certe condizioni. Questo supporto può includere l’offerta di risorse per lo sviluppo delle capacità aziendali, la formazione, il miglioramento dei sistemi di gestione, oltre a fornire aiuti finanziari come finanziamenti diretti, prestiti a tasso agevolato, garanzie di approvvigionamento continuo o assistenza per accedere a ulteriori finanziamenti.
La Direttiva CSDDD ha come obiettivo quello di:
- Prevenire e mitigare gli impatti negativi delle attività aziendali sui diritti umani e sull’ambiente.
- Promuovere pratiche commerciali responsabili e sostenibili.
- Garantire l’accesso alla giustizia per le vittime di violazioni dei diritti umani e danni ambientali causati dalle attività aziendali.
Inoltre, prevede obblighi principali per le imprese:
- Dovere di diligenza: Le imprese devono integrare la due diligence in materia di diritti umani e ambiente nelle loro politiche e procedure aziendali.
- Identificazione e valutazione dei rischi: Le imprese devono identificare, valutare e mitigare i rischi di impatti negativi sulle persone e sull’ambiente lungo l’intera catena del valore.
- Misure correttive: Le imprese devono adottare misure adeguate a prevenire, mitigare o porre rimedio agli impatti negativi identificati.
- Segnalazione: Le imprese devono comunicare in modo trasparente le informazioni relative alla loro due diligence in materia di sostenibilità.
Gli Stati membri dell’UE, inclusa l’Italia, hanno tempo fino al 26 luglio 2026 per recepire la Direttiva nel diritto nazionale, ma l’applicazione effettiva delle disposizioni della Direttiva avverrà gradualmente, a partire dal:
- 26 luglio 2027: per le grandi imprese con oltre 5000 dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 1,5 miliardi di euro;
- 26 luglio 2028: per le imprese con più di 3000 dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 900 milioni di euro;
- 26 luglio 2029: per le imprese con più di 1000 dipendenti e un fatturato netto globale superiore a 450 milioni di euro.
Le aziende italiane dovranno adeguare le proprie politiche e procedure aziendali per garantire il rispetto dei nuovi obblighi previsti dalla Direttiva entro le scadenze indicate. Ciò richiederà un’analisi approfondita delle catene di valore, l’identificazione e la valutazione dei rischi, l’adozione di misure correttive e la comunicazione trasparente delle informazioni sulla due diligence. In efffetti le imprese, dovranno anche rilevare e affrontare gli impatti negativi sui diritti umani richiamati nell’allegato alla Direttiva, quali: diritto a condizioni adeguate di alloggio e sul luogo di lavoro; divieto di lavoro minorile; divieto di lavoro forzato e schiavitù; diritto di libertà sindacale e diritto di parità di trattamento. Altri obblighi rilevanti impongono alle imprese destinatarie lo svolgimento di un dialogo significativo con i portatori di interessi (tra cui dipendenti e sindacati). Dunque, le imprese di grandi dimensioni, dovranno farsi trovare pronte in vista dell’attuazione della Direttiva nei propri ordinamenti. Violare tale disciplina introdotta dalla CSDDD comporterebbe sanzioni anche pecuniarie, che gli Stati membri definiranno e il cui limite massimo non dovrà essere inferiore al 5% del fatturato netto a livello mondiale, nonché la previsione di un meccanismo risarcitorio a carico delle società che siano ritenute responsabili di danni cagionati ai soggetti lesi. In definitiva si può dire che la CSDDD porta con sé cambiamenti significativi che, sebbene impongano nuove responsabilità, possono anche tradursi in opportunità e vantaggi.