Le misure previste dalla Legge di Bilancio 2024 sulle novità che coinvolgono le PENSIONI 2024 sono dettagliate nello schema rappresentato di seguito. In sintesi, l’anzianità contributiva richiesta per il pensionamento anticipato nel 2024, come negli anni precedenti, è differente per gli uomini e per le donne. I lavoratori, a prescindere dal settore, devono raggiungere i 42 anni e dieci mesi di contributi. Le lavoratrici, anche in questo caso a prescindere dal settore, devono raggiungere i 41 anni e dieci mesi di contributi.

L’anticipo pensionistico “Ape Sociale” viene prorogato anche per il 2024, ma anche qui ci sono delle novità “in negativo” : l’età anagrafica viene elevata di 5 mesi, a 63 anni e 5 mesi – oggi 63 anni – .

Nel biennio 2025-26, per accedere alla pensione di vecchiaia, saranno necessari 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Le stesse condizioni saranno valide sia per il sistema misto che per quello contributivo, quest’ultimo con un primo assegno di importo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Pensione Età Anni di Contributi Altro
Quota 103 62 41 Finestra di 7 mesi per i dipendenti privati Finestra di 9 mesi per i dipendenti pubblici
Ape Sociale 63,5 30/32/36 Cumulabile solamente con redditi da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro Per le madri riduzione del requisito contributivo di 1 anno per ogni figlio (massimo 2 anni)
Opzione Donna 61 35 60 anni d’età con un figlio 59 anni d’età con 2 o più figli oppure se licenziate/dipendenti di aziende in crisi
Pensione di vecchiaia sistema misto 67 20
Pensione anticipata sistema misto uomini 42 anni e 10 mesi
Pensione anticipata sistema misto donne 41 anni e 10 mesi
Pensione di vecchiaia sistema contributivo 67 20 Importo almeno pari all’assegno sociale
Pensione anticipata sistema contributivo 64 20 Importo almeno 3 volte l’assegno sociale (2,8 per le donne con 1 figlio e 2,6 per le donne con 2 o più figli)
Pensione sistema contributivo senza requisito di importo 71 5

Secondo quanto prevede il testo in materia pensionistica, anche i tempi per le finestre di uscita saranno estesi: 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i dipendenti pubblici. In ogni caso, l’assegno mensile riconosciuto non potrà essere maggiore di quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è intervenuto inoltre sulle rivalutazione delle pensioni pari o inferiori a 5 volte il minimo: gli assegni fino a 2.627 euro lordi saranno indicizzati al costo della vita per l’85%.

Chi può andare in pensione con la nuova Quota 103 rivisitata

Una delle principali novità previste dal DDL Bilancio 2024 per quanto riguarda la pensione anticipata è la modifica a Quota 103

Se inizialmente il Governo aveva annunciato una stretta sui requisiti d’accesso, sostanzialmente trasformandola in Quota 104, tale modifica non è presente nell’ultima bozza della Manovra. Pertanto, nel 2023, dovrebbe essere possibile continuare ad andare in pensione utilizzando questo strumento con 62 anni d’età e 41 di contributi.

Si tratterà, però, di una Quota 103 penalizzata, in quanto l’importo dell’assegno sarà calcolato interamente secondo il sistema contributivo. Oltre a questo, poi, si introduce un tetto massimo al valore lordo mensile dell’assegno, che non potrà essere superiore a quattro volte il minimo indicato dall’INPS. Inoltre, cambiano le finestre mobili per l’uscita, il tempo che deve trascorrere tra la maturazione dei requisiti e la pensione. Queste passano da 3 a 7 mesi per i dipendenti privati e da 6 a 9 mesi per quelli pubblici.

Per chi, invece, rinuncia all’uscita anticipata è previsto il bonus maroni, così come in vigore nel 2023.

Una stretta che di fatto renderebbe ancora più complicato andare in pensione anticipatamente. Secondo quanto riportato dall’INPS, infatti, già con la Quota 103 in vigore nel 2023 i pensionamenti nei primi 9 mesi dell’anno sono stati meno rispetto al 2022. In particolare, per quanto riguarda le pensioni anticipate, al 2 ottobre 2023 sono in totale 171.800 contro le 260.515 registrate nel 2022.

Cambiano gli importi minimi per il pensionamento:

A cambiare, secondo quanto previsto dalla bozza bollinata del testo della Legge di Bilancio 2024, saranno anche gli importi minimi per andare in pensione con il sistema contributivo.

Nello specifico viene eliminato il vincolo che prevede si possa andare in pensione di vecchiaia nel sistema contributivo, con 67 anni e 20 anni di contributi, solamente se è stato raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte quello della pensione sociale. Pertanto, sarà sufficiente un importo almeno pari a quello dell’assegno

Inoltre, per quanto riguarda la pensione anticipata, 64 anni d’età e 20 di contributi, il trattamento maturato deve essere superiore a 3 volte quello dell’assegno sociale e non più 2,8 come è stato finora. Si prevede, poi, uno sconto a 2,8 per le donne con 1 figlio e a 2,6 per le donne con 2 o più figli.

Questo trattamento sarà riconosciuto per un importo lordo mensile massimo non superiore a 5 volte il minimo previsto fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. Decorrerà trascorsi 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti previsti.

Uscita anticipata per tutti, o quasi, a 63 anni.Con anzianità contributiva variabile a seconda delle “tipologie”: 36 anni per gli uomini disoccupati, impegnati in attività «gravose», caregiver o invalidi; 35 anni per le donne; 41 anni per la maggioranza dei lavoratori.

La soglia anagrafica minima di pensionamento sale dunque praticamente a tutto campo a 63, visto che non si potrà più uscire a 62 come previsto con Quota 103. E che neppure le poche categorie di lavoratrici alle quali era consentito l’accesso a Opzione donna nella versione 2023 potranno più optare per l’uscita a 60 anni (59 con un figlio e 58 anni in presenza di più figli), a meno di ripensamenti  dell’esecutivo.

Questo nuovo meccanismo dovrebbe essere accompagnato, almeno per quel che riguarda Quota 104, da un sistema di «premialità» per chi deciderà di rimanere al lavoro, sulla falsariga del riadattamento del bonus Maroni deciso con la scorsa legge di Bilancio con cui viene di fatto lasciata nella busta paga del lavoratore la trattenuta contributiva del 9,19%.