Con l’emendamento correttivo del Governo la legge di bilancio 2024 (Legge 213 2023) pubblicata in Gazzetta ufficiale il 30.12 2023 ha portato le seguenti novità in tema di pensioni: 

1.

Pensioni sanitari 2024: tagli allegeriti

  • per medici infermieri dipendenti di enti locali, ufficiali e aiutanti giudiziari e insegnanti di asilo e scuole primari e parificate: taglio alla parte contributiva degli assegni fino al 25%   solo sulle pensioni anticipate ordinarie (cui si accede con 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne), non su quelle di vecchiaia
  • per il personale sanitario diventa possibile la permanenza in servizio dopo la maturazione dei requisiti di uscita oltre i 40 anni di contribuzione e ogni mese di lavoro in piu riduce il taglio dell’aliquota di rendimento di un trentaseiesimo.  Resta ferma l’età massima pensionabile comunque a 70 anni (bocciato l’emendamento che la portava a 72)

Per tali categorie, si ampliano le finestre di uscita che diventano di: 

  • 3 mesi nel 2024, 
  • 4 mesi nel 2025, 
  • 5 mesi nel 2026, 
  •  7 mesi nel 2027
  • 9 mesi a partire dal 2028. 

2.

Pensioni anticipate 2024: età e contributi minimi

OPZIONE DONNA si conferma ancora per un anno ma ancora solo per le categorie già previste nel 2023 e con età di accesso che sale di un anno, a:

  • 61 anni per le donne senza figli
  • 60 anni per le donne con 1 figlio
  • 59 anni per le donne con 2 o piu figli

3.

Proroga Quota 103   con calcolo contributivo 

L’anticipo pensionistico a 62 anni con 41 di contributi definito Pensione anticipata flessibile, si conferma anche per chi consegue i requisiti entro il 2024, cosi come il beneficio fiscale già in vigore per chi, pur con tali requisiti, sceglie di restare al lavoro.

Cambia però il calcolo dell’assegno che diventa interamente contributivo. Inoltre si specifica che ” in ogni caso il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente, per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto al momento in cui tale diritto maturerebbe ” con i requisiti ordinari.

4.

APE Sociale

Per tutte le categorie svantaggiate beneficiarie il requisito anagrafico sale da 63 anni a 63 anni e cinque mesi.

 

5.

Riscatto periodi contributivi 2024

Si introduce una nuova agevolazione sperimentale per il riscatto di periodi non coperti da contribuzione fino a 5 anni, rivolto agli iscritti a tutte le gestioni INPS soggetti al calcolo contributivo (privi di contributi prima del 1996) con versamento degli oneri rateizzabile fino a 12 anni oppure tramite il datore di lavoro grazie a compensazione con premi di produttività.

Per il 2025 la Riforma delle Pensioni, ancora in discussione, quindi non in vigore, dovrebbe apportare delle modifiche soprattutto per quanto riguarda la quota 41 per tutti e innalzamento a 70 anni per i lavoratori dipendenti. 

  •  La misura di quota 41, permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Tuttavia, il costo elevato di questa misura per le casse dello Stato ha spinto il Governo Meloni a considerare alcune limitazioni, come l’obbligo del ricalcolo contributivo e il vincolo per i soli lavoratori precoci (che abbiano iniziato a versare contributi prima dei 19 anni).
  • dipendenti pubblici potranno restare al lavoro fino a 70 anni, ricoprendo il ruolo di tutor per i nuovi assunti. Una norma che dovrà soprattutto tenere conto degli equilibri finanziari di ogni singolo soggetto: rinunciando all’assunzione di personale per trattenere in servizio un dirigente, comunque non potrà essere modificato l’importo di spesa, ma solo nel limite del 10% delle facoltà di assunzione. Insomma, costi invariati ma più “esperienza” al servizio dell’azienda. Allo scopo però soprattutto di ridurre la spesa previdenziale, poiché il termine pensionistico dei soggetti che decideranno di restare al lavoro verrà posticipato di tre anni. Dovesse realmente andare in porto, la direttiva consentirebbe a tanti lavoratori del servizio pubblico di prorogare la loro permanenza in azienda. E la decisione sostanzialmente spetterà ai soggetti che ne potranno trarre beneficio, certo d’intesa con le stesse aziende: senza una richiesta ufficiale di uscita (quindi senza la “volontà” di andare in pensione), il lavoratore resterebbe al suo posto almeno per altri tre anni. Non ci sarebbe più l’uscita automatica al raggiungimento dei 67 anni di anzianità, alla quale peraltro il soggetto può comunque “opporsi” chiedendo all’amministrazione dell’ente per il quale lavora di poter prorogare la permanenza in azienda (ma la decisione a quel punto è in capo all’ente).

Come si vede, il dibattito sulla riforma delle pensioni 2025 è comunque ancora in evoluzione, ma i possibili scenari prefigurano un quadro complesso e carico di sfide, sia per il governo sia per i lavoratori. La necessità di ridefinire il sistema previdenziale è guidata da fattori quali l’invecchiamento della popolazione, la sostenibilità delle finanze pubbliche e le richieste di maggiori flessibilità da parte dei Sindacati e dei lavoratori.