RIFORMA PENSIONI 2024 : LE ALTERNATIVE AL VAGLIO DEL GOVERNO MELONI

Il governo italiano si trova di fronte alla sfida di trovare una soluzione per la riforma delle pensioni una volta scaduta la cosiddetta Quota 103 il prossimo 31 dicembre 2023. L’obiettivo è evitare un ritorno alla Legge Fornero, che ha suscitato molte controversie nel passato. Tuttavia, l’idea di una Quota 41 per tutti, sembra essere attualmente un obiettivo difficile da raggiungere. Pertanto, potrebbe essere necessario proporre diverse opzioni per la pensione, tenendo conto delle diverse esigenze dei lavoratori e dei vincoli di bilancio che devono essere rispettati. Ecco quindi che si torna a parlare di quota 96, quota 41 (light) e quota 103.

Il governo per il 2024  sta pianificando misure tampone : La quota 103 verrà confermata, ma l’Opzione Donna sarà cancellata e sostituita dall’Ape Rosa, un programma di pensione pensato per le donne. Sarà confermato per un ulteriore anno la Quota 103.

Questa opzione di pensionamento anticipato è stata introdotta dal governo Draghi e consente di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questa soluzione rappresenta la via più agevole per evitare il ritorno alla Legge Fornero e per posticipare l’implementazione diretta della Quota 41 per tutti, il quale al momento comporterebbe un onere finanziario troppo elevato per le finanze statali.

Quota 41 non verrà quindi introdotta, ma è possibile che venga presa in considerazione la possibilità di introdurre una versione “light” della Quota 41  per consentire il pensionamento anticipato. In questo scenario, la pensione verrebbe calcolata in maniera interamente contributiva, tenendo conto dell’intero periodo di contributi versati dal lavoratore. Tuttavia, con l’adozione di questa versione “light”, l’assegno pensionistico potrebbe subire un significativo taglio rispetto a quello che il lavoratore riceverebbe con i criteri di calcolo standard.

Infine sembrerebbe confermata l’eliminazione del programma Opzione Donna, che consentiva alle lavoratrici di andare in pensione in anticipo rispetto agli uomini. La versione del programma per il 2023 è stata criticata perché aveva limitato troppo il numero di beneficiari, e il governo non sembra intenzionato a fare marcia indietro, nonostante le richieste delle lavoratrici e dei sindacati.

L’Opzione Donna potrebbe esser sostituita da un nuovo programma denominato Ape Rosa. Questo programma prevede uno sconto contributivo per le donne che hanno figli (1 anno per figlio) e che hanno svolto lavori gravosi o si trovano in una situazione di bisogno. Resta invece viva l’Ape social per i lavori gravosi. 

PRIORITA’

Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l’opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con una uscita graduale da Quota 103: è l’obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, da avviarsi con la Legge di Bilancio 2024 ma da completarsi nel corso dell’anno.

In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l’esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni. Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.

Riforma Pensioni Meloni: linee guida

L’obiettivo è arrivare ad una Riforma Pensioni condivisa, dopo le proroghe inserite nella Legge di Bilancio 2023 per quanto concerne APe Social ed Opzione Donna.

Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l’opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con un’uscita graduale da Quota 103: è l’obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, da avviarsi con la Legge di Bilancio 2024 ma da completarsi nel corso dell’anno.

In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l’esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni. Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.

Novità quota 96 per lavori usuranti

In questo contesto negli ultimi giorni si è tornati a parlare di quota 96. Questa soluzione che potrebbe essere presa in considerazione per il sistema pensionistico consentirebbe ai lavoratori di accedere a una pensione anticipata all’età di 60 anni, a condizione di aver accumulato almeno 35 anni di contributi. Tuttavia, anche in questo caso, sorge il problema dei costi, che si riproporrebbe come nel caso della Quota 41. Di conseguenza, i tecnici del Ministero del Lavoro stanno valutando l’introduzione di una serie di restrizioni al fine di limitare il numero di persone che potrebbero beneficiare di questa opzione.

L’uscita con quota 96, però, comporterebbe un’eventuale penalizzazione dell’importo mensile dell’assegno per coloro che scelgono di andare in pensione a 60 anni anziché ritirarsi a 67 anni. L’utilizzo della misura, inoltre potrebbe essere prevista soltanto per coloro che hanno svolto lavori usuranti o gravosi.

Quota 41 “light” o proroga di quota 103

Tra le altre opzioni prese in considerazione dal governo per la riforma delle pensioni, troviamo la variante più leggera di Quota 41, denominata “Quota 41 light“. Questo sistema consentirebbe ai lavoratori di andare in pensione dopo aver versato contributi per 41 anni, tuttavia comporterebbe un ricalcolo dell’assegno pensionistico basato completamente sui contributi versati.

La riduzione dell’età pensionabile sarebbe variabile a seconda della categoria di appartenenza e potrebbe oscillare tra i 10 e i 22 mesi. Tuttavia, va notato che ci sarebbe una decurtazione dell’assegno pensionistico compresa tra il 10% e il 16% rispetto all’importo che si otterrebbe secondo le attuali regole.

Infine, resta viva sul tavolo del Governo, la soluzione più semplice: la proroga per un anno dell’attuale Quota 103. Questo significherebbe che i lavoratori potrebbero ancora accedere alla pensione con un’età anagrafica di almeno 62 anni e un totale di 41 anni di contributi versati. La proroga di un anno darebbe al governo più tempo per negoziare con i sindacati al fine di raggiungere un accordo per una riforma strutturale delle pensioni. L’obiettivo finale sarebbe superare completamente la Legge Fornero, ma la strada da percorrere sembra ancora lunga.

I riflettori sono puntati sulla Quota 41. Nelle prime ipotesi si parla infatti di conferma di Quota 103 (62 di età + 41 anni di contributi) e APE Sociale, mentre sembra tramontare la speranza di un ritorno ai vecchi requisiti per l’Opzione Donna.

La volontà di Governo è una riforma basata sul sistema contributivo evitando distorsioni come quella degli esodati con conseguenze economiche e sociali su quelle che sono le pensioni oggi.

L’obiettivo è arrivare ad una Riforma Pensioni condivisa, dopo le proroghe inserite nella Legge di Bilancio 2023 per quanto concerne APe Social ed Opzione Donna.

Proroga Quota 103 con 41 anni di contributi

Tra le misure in prima linea per la Riforma Pensioni 2024 c’è la Quota 103, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Con Quota 103  i lavoratori potranno andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi.

L’assegno pensionistico non potrà avere un importo superiore a 5 volte quello del trattamento minimo, finché non si matura il requisito standard dei 67 anni d’età.

Nel 2023 andrà in pensione chi è in possesso dei seguenti requisiti:

  • 62 anni d’età;
  • 41 anni di contributi.

Come specificato nella Legge di Bilancio 2023, gli iscritti a due o più gestioni previdenziali che non siano già titolari di trattamento pensionistico possono cumulare i periodi assicurativi non coincidenti nelle stesse gestioni amministrate dall’INPS in base alle regole previste dalla Legge n. 228 del 2012.

Viene prorogato, quindi, il vecchio regime ma con dei correttivi. Si supera così Quota 102, in vigore fino al 31 dicembre, che prevedeva la pensione con 64 anni d’età e 38 di contributi.

Chi ha maturato i nuovi requisiti previsti entro il 31 dicembre 2022 potrà ricevere la pensione a partire dal 1° aprile 2023 (1° agosto per i dipendenti pubblici). Chi, invece, li perfeziona dal 1° gennaio otterrà la prestazione trascorsi tre mesi dalla data di maturazione (sei mesi per gli statali).

Opzione Donna 2023

Nel 2023, l’Opzione Donna è concessa alle donne di 60 anni di età con 35 anni di contributi maturati entro il 2022 (un anno di età in meno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni di sconto). Tuttavia, bisogna anche rientrare in una specifica categoria:

  • lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese con un tavolo di gestione della crisi aperto presso il Ministero,
  • caregiver familiari da almeno sei mesi,
  • con ridotta capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.

 Prosegue il confronto tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Per mercoledì prossimo, 26 luglio, è fissato un nuovo tavolo tra le parti sociali e l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale. Tante le opzioni possibili per gli interventi da fare sulla previdenza con la prossima legge di Bilancio e nel 2024. L’obiettivo del governo Meloni è cancellare la legge Fornero, ma per farlo sono necessarie risorse al momento non reperite.

Si punta per ora a estendere l’attuale Quota 103 al 2024, ma potrebbe scattare anche l’opzione di Quota 41 contributiva. Con la prima si va già in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma la misura scade a dicembre. Con la seconda si andrebbe in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, ma con l’assegno calcolato con il metodo contributivo (che significa importi più bassi in alcuni casi anche del 20-30%).

Tra le possibilità, poi, c’è l’estensione di Opzione donna, che potrebbe tornare com’era prima del taglio dell’ultima Manovra e Quota 96, riservata ai lavoratori gravosi. Una sorta di Ape sociale 2.0. La vera novità delle ultime ore è proprio questa. 

Come funzionerebbe Quota 96

Quota 96 permetterebbe l’uscita con 61 anni d’età e 35 di contributi solo per alcune categorie sociali. E tra queste ci dovrebbero essere quelle dei lavori impegnati in attività gravose e usuranti. Con questo nuovo strumento l’Ape sociale verrebbe comunque confermata. Se poi saltasse Quota 96 si potrebbe estendere proprio l’attuale Ape.

Lo strumento, poi, potrebbe anche aprirsi anche alle donne, se non ci fosse un intervento specifico su Opzione donna. Istituita dall’articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di Bilancio 2017, l’Ape sociale prevede un’indennità a carico dello Stato erogata dall’Inps, entro dei limiti di spesa, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero.

L’indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia. In vigore sperimentalmente dal 1° maggio 2017 la scadenza, in seguito a successivi interventi normativi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023.

Come può cambiare Opzione donna

Su Opzione donna per il 2024 si cerca un compromesso: il governo sta pensando a un requisito anagrafico a 60 anni di età, senza distinzioni legate al numero di figli o al lavoro. Verrebbe così eliminata la condizione che ne sta limitando di molto l’accesso, quella secondo cui a poter accedere a questo strumento nel 2023 sono solamente le caregiver (ossia chi si occupa di carichi di cura), le invalide civili (in misura pari o superiore al 74%) e coloro che sono state licenziate (o sono in procinto di esserlo). Al momento a essere escluse sono perlopiù le donne nate nel 1964 (e 1965 nel 2024), per le quali ci sarà bisogno di trovare una soluzione con la prossima legge di Bilancio.

Le altre Quote

Se da un punto di vista politico l’ipotesi “Quota 41″ (ovvero l’uscita con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età) resta nel programma di maggioranza, e verrebbe certo incontro alle richieste dei sindacati, questa formula potrebbe risultare troppo costosa per il 2024. Anno per il quale la lista degli impegni finanziari è già lunga: si va dalla conferma del taglio del cuneo contributivo ai lavoratori a un primo intervento sulle aliquote Irpef, senza dimenticare che lo stesso comparto previdenziale assorbirà ulteriori risorse per il nuovo adeguamento degli assegni all’inflazione. Ecco quindi che la soluzione di default per il prossimo gennaio resta la conferma del meccanismo “Quota 103”.

Quando Quota 96 era attiva la somma doveva restituire questo risultato per il periodo che va dal 1° gennaio del 2011 al 31 dicembre 2012. Nel caso specifico la distinzione era la seguente: 60 anni come età anagrafica e 35 anni di contributi da versare.

Soltanto dal 2012 in poi, la Fornero ha deciso di bloccare tutto e di sostituire Quota 96 con l’odierna pensione anticipata, che ribadiamo come è possibile usufruirne: andare in pensione a qualsiasi età purché si raggiungano i 42 anni d’età e si versino 10 mesi di contributi per gli uomini, mentre 41 anni e 10 mesi per le donne.

Ultime notizie sulla riforma Pensioni 2024: confermata quota 103, introdotta APE ROSA

Quota 41 non verrà quindi introdotta, ma è possibile che venga presa in considerazione la possibilità di introdurre una versione “light” della Quota 41 per consentire il pensionamento anticipato. In questo scenario, la pensione verrebbe calcolata in maniera interamente contributiva, tenendo conto dell’intero periodo di contributi versati dal lavoratore. Tuttavia, con l’adozione di questa versione “light”, l’assegno pensionistico potrebbe subire un significativo taglio rispetto a quello che il lavoratore riceverebbe con i criteri di calcolo standard.

Infine sembrerebbe confermata l’eliminazione del programma Opzione Donna, che consentiva alle lavoratrici di andare in pensione in anticipo rispetto agli uomini. La versione del programma per il 2023 è stata criticata perché aveva limitato troppo il numero di beneficiari, e il governo non sembra intenzionato a fare marcia indietro, nonostante le richieste delle lavoratrici e dei sindacati.

L’Opzione Donna potrebbe esser sostituita da un nuovo programma denominato Ape Rosa. Questo programma prevede uno sconto contributivo per le donne che hanno figli (1 anno per figlio) e che hanno svolto lavori gravosi o si trovano in una situazione di bisogno. Resta invece viva l’Ape social per i lavori gravosi.